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Bay Fest 2019: birra, spiaggia e punk rock - 1° parte

Aggiornamento: 1 ott 2019


Il mio primo giorno


La settimana di Ferragosto si avvicina e mentre le famigliole si preparano per andare in vacanza cariche di bagagli, i punk rocker di mezza Italia sono pronti da un pezzo a fare casino e spaccarsi in mezzo alla sabbia del Bay Fest.

Niente creme solari o infradito, c’è posto solo per le scorte di birra; lunedì 12 si darà il via a 3 giorni di puro delirio, Bellaria-Igea Marina sarà invasa dall’energia della musica punk rock e con questa inizieranno concerti di ogni tipo, dagli acustici sulla spiaggia, a grandi nomi di livello internazionale.


Io ci ho pensato un po’ prima di decidere, questa è la terza edizione a cui partecipo e ho considerato tutti gli scazzi che si presentano ogni anno.

È inutile prenderci in giro, le polemiche ci sono e non poche; alcune band non rispecchiano del tutto la scena punk rock e l’organizzazione lascia un po’ a desiderare, a partire dalle file chilometriche ai prezzi troppo alti.

Insomma, c’è tanto da migliorare e dopo una settimana di Punk Rock Holiday il confronto sorge spontaneo.

Alla fine ragiono sui miei ideali e su quelli del genere musicale: supportare questo tipo di eventi e ritrovare amici che non vedo da una vita per sbracciarci sotto il palco e far festa tutti insieme.

È inutile farsi troppe pippe, io ci vado.



L’adrenalina è ancora alle stelle dalla settimana scorsa ma fisicamente mi sento come una lattina accartocciata, così salto il primo giorno di festival con i Sick Of It All e i NOFX e l’unico modo per consolarmi è pensare di averli visti solo pochi giorni prima.

La partenza è per martedì 13 agosto, una stanza mi aspetta in un alberghetto della riviera. Il campeggio è troppo oltre anche per me, ormai ho una certa età e per non collassare ho bisogno di un paio d’ore di sonno decente ogni tanto.

In linea di massima sono puntuale o in anticipo, soprattutto quando si tratta di concerti, ma sto giro il traffico della litoranea si è messo in mezzo e nada, anche oggi perdo l’acoustic beach stage con Joey Cape e l’apertura con gli amici lombardi Viboras.


Questo non è il mio anno con le entrate, altro che code esagerate sotto il sole, se non mi sbrigo qui chiude tutto e ci vediamo direttamente al Beky Bay.

In realtà le band che voglio davvero vedere sono poche, tra queste sicuramente i The Story So Far, non li ho mai sentiti live e ho un’aspettativa altissima.

Fuori dai cancelli incontro i primi amici e tra una chiacchiera e l’altra partono i Less Than Jake, forse è il caso di entrare. Questa è tra le band che ho visto più volte e non deludono mai; suonano di brutto, sono allegri e fanno casino anche sul palco, figurati in mezzo alla pit.

Penso ci sia qualcosa che non va con i suoni e anche se non è la loro esibizione migliore, mi hanno dato la carica per portare avanti la serata.



L’idea è di prendere da bere, così esco dalla bolgia e mi ritrovo subito davanti a un’altra schiera di gente, quella per recuperare i token.

Il mio sguardo passa per un po’ dallo stand della Tuborg alla colonna umana che si è formata davanti alle casse.

La voglia di una birretta ha sempre la meglio, così abbasso lo sguardo e con rassegnazione mi incammino verso questo muro di persone, sperando di uscirne viva entro la prossima mezz’ora.

Dopo aver riempito lo zaino di gettoni azzurri, neanche andassi a giocare a poker, torno sotto il palco per i Good Riddance. Il loro ultimo disco è parecchio valido e il live non ha deluso, anche se continuo a pensare che i suoni potevano essere meglio.

Nel frattempo inizia a piovere e il tendone della Monster diventa il mio migliore amico.

La maggior parte della gente invece non molla e la pioggia diventa un pretesto per fare ancora più casino. Mi spacco dal ridere quando alcuni butei decidono di sradicare un gazebo e prendersi lo sbatti di portarlo fin sotto il palco per godersi il concerto all’asciutto, si sa come vanno queste cose:

quando l’ignoranza punk rock ha il sopravvento puoi solo apprezzarla e supportarla

La settimana scorsa ho perso il concertone della vita dei Pennywise e sto ancora rosicando, il loro sound anni ‘90 non rientra nei miei ascolti, ma riconosco il loro valore e oggi voglio piazzarmi davanti per godermi ogni nota.

Sanno arrivare alla gente come poche altre band e con la cover di Stand By Me, oramai è tra i pezzi fissi della loro scaletta, mandano in delirio la folla.

Al Parco Pavese si crea un’inversione di tendenza, chi stava in mezzo alla pit se ne va a bere mentre le retrovie sono pronte a rubare i posti in prima fila. Io faccio parte della prima schiera, non sono interessata a sentire gli Ska-P, così cerco la prima panchina libera e accuso la stanchezza della serata.

Appena iniziano mi rendo conto della differenza di suoni: allora i fonici ci sono, e sono pure bravi!

La festa si sposta al Beky Bay e parte la nottata tra mille amici, incontro anche un compagno delle medie che non vedo da 15 anni. Mi sono stradivertita, il mio obiettivo per questo festival è stato raggiunto e vado a letto con il sorriso.

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